Tsundoku: il fascino giapponese di accumulare libri non letti

Maria Salvatori
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Maria Salvatori
Maria Salvatori è una curiosa esploratrice di storie insolite e fatti dimenticati, sempre pronta a stupirsi e stupire. Con una passione speciale per aneddoti storici e...
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Hai mai sentito parlare di tsundoku? Se ti ritrovi con pile di libri non letti sul comodino, sappi che non sei solo. In Giappone esiste una parola specifica per definire proprio questa abitudine, così sorprendente da diventare un fenomeno culturale riconosciuto. Puoi approfondire il tema su Tsundoku: il fascino del collezionare libri in Giappone.

Scopriamo insieme il significato nascosto dietro questa pratica e cosa rivela sul rapporto tra l’uomo e il sapere.



Che cos’è tsundoku?

Tsundoku è un termine giapponese che indica l’accumulo di libri acquistati ma mai letti. È una parola composta, nata durante l’era Meiji, dall’unione di tsunde oku (accumulare e mettere da parte) e dokusho (leggere libri). Il risultato è la sintesi affascinante di una pratica: la tendenza ad acquistare libri per farli poi riposare, impilati, senza essere sfogliati.

ElementoSignificato
Tsunde okuAccumulare, mettere da parte
DokushoLeggere libri
TsundokuComprare e accumulare libri non letti

Perché si fa tsundoku?

Ma perché sentiamo il bisogno di accumulare libri che forse non leggeremo mai? Le spiegazioni sono molteplici e vanno dalla semplice aspirazione alla conoscenza al puro piacere estetico. Possedere libri ci fa sentire più preparati, più vicini al sapere, indipendentemente dal fatto che abbiamo il tempo o la voglia di leggerli tutti. Una riflessione sul tema è offerta anche dall’idea dell’antibiblioteca di Umberto Eco, che celebra il valore dei libri non letti come simbolo di conoscenza potenziale.

  • Desiderio di apprendere e migliorarsi
  • Valore artistico e affettivo del libro
  • Proiezione di intenti futuri

Molti confessano che ogni libro acquistato “per il futuro” diventa una sorta di promessa silenziosa, anche quando quella promessa resta ineffettiva.

Tsundoku e cultura giapponese

In Giappone, la cultura dei libri è profondamente radicata. Il piacere di possedere sapere, anche senza consumarlo subito, è parte di una filosofia che premia il potenziale. Non si tratta solo di collezionismo, ma di una relazione intima con il libro come oggetto fisico e simbolo di conoscenza. Non sorprende che il termine sia stato coniato proprio qui, dove anche l’aspetto dei libri e la loro disposizione in casa possiedono un significato particolare.

Oggi “tsundoku” è riconosciuto anche in Occidente, diventando una parola iconica per chi ama acquistare più di quanto riesca a leggere, a testimonianza di una passione che travalica i confini nazionali. In alcune culture esistono pratiche opposte, dove il valore si misura nel non accumulare: ad esempio nel potlatch indigeno l’atto di donare o persino distruggere beni rappresenta una via alternativa di relazione con gli oggetti.

In sintesi

  • Tsundoku indica l’accumulo di libri non letti, tipico della cultura giapponese.
  • Il termine nasce dall’unione di due parole giapponesi legate ad accumulo e lettura.
  • Spiega il valore simbolico del “possesso del sapere” oltre la semplice lettura.
  • È una realtà diffusa anche in Occidente, soprattutto tra appassionati e collezionisti.
  • Riflette il legame emozionale e intellettuale con i libri come oggetti e simboli.

Domande frequenti

Qual è il significato esatto di tsundoku?

Tsundoku indica l’abitudine di acquistare libri per poi non leggerli e lasciarli accumulare in casa.

Come nasce la parola tsundoku?

Deriva dal giapponese, unendo “tsunde oku” (accumulare) e “dokusho” (lettura), durante l’era Meiji.

Esistono pratiche simili in altre culture?

Anche in Occidente si accumulano libri non letti, ma raramente esiste una parola così precisa come in Giappone.

Quali libri sono più spesso oggetto di tsundoku?

Romanzi, saggi e manuali sono i più frequenti, specie quelli che promettono arricchimento personale.

Esistono strategie per evitare il tsundoku?

Sì, fissare obiettivi di lettura e valutare ogni acquisto aiuta a limitare l’accumulo.

Quindi, la prossima volta che ti ritrovi a comprare un libro “solo perché potrebbe servire”, ricordati: tra te e il sapere c’è anche la bellezza dell’attesa. Non hai solo accumulato carta, ma hai dato spazio a possibilità future e a una piccola parte di te che sogna sempre di imparare di più.

Maria Salvatori è una curiosa esploratrice di storie insolite e fatti dimenticati, sempre pronta a stupirsi e stupire. Con una passione speciale per aneddoti storici e piccole grandi curiosità quotidiane, ama portare alla luce ciò che molti ignorano e condividere con ironia e leggerezza tutto "quel che non sapevi".
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