Hai mai comprato un libro solo perché la copertina ti ha colpito? Oppure sei tra quelli che si sentono pieni di promesse ogni volta che aggiungono un nuovo volume allo scaffale? Se hai risposto sì, forse, senza nemmeno saperlo, sei stato colpito anche tu dal fascino del tsundoku.
Immagina una pila di libri. Alcuni ancora nel cellophane, altri con le pagine immaculate. Nessuna fretta di leggerli tutti subito, ma una certezza: ciascun titolo rappresenta la porta d’accesso a un universo da esplorare. In Giappone, esiste una parola che descrive perfettamente tutto questo—ed è molto più di una semplice abitudine. Se vuoi scoprire altre tradizioni curiose dal mondo, sei nel posto giusto.
Cos’è davvero il “tsundoku”?
- Tsun significa “impilare”.
- Doku rimanda al concetto di “lettura”.
- Non è solo una questione di accumulo: il tsundoku è la gioia di circondarsi di possibilità.
Nel concreto, chi pratica tsundoku tende a comprare libri ben oltre la propria reale capacità (o tempo) di leggerli. Ma attenzione: non si tratta di trascuratezza, né di semplice collezionismo compulsivo. È piuttosto un elogio alla speranza e al futuro: ogni copertina ancora “vergine” trasmette la promessa di una nuova scoperta.
Perché il tsundoku conquista (anche chi non legge)?
- Librerie come paesaggi interiori: la presenza di libri non letti crea un ambiente accogliente e una sensazione di attesa serena.
- Cultura della possibilità: in Giappone, la cultura del tsundoku racconta il piacere del potenziale, il rispetto per le idee e la creatività anche solo “in divenire”.
- Sei mai stato attratto dalla copertina di un libro o solo dal titolo, sognando ciò che potresti trovare all’interno, anche se magari non lo aprirai mai? Un fenomeno simile capita a molti amanti della lettura, e non solo in Asia.
A differenza dell’accumulo compulsivo, il tsundoku arresta la corsa: i libri non letti non generano ansia, ma curiosità. Ecco perché chi pratica tsundoku parla spesso di una sorta di “biblioteca personale dei mondi possibili”. Se vuoi comprendere altre stranezze del comportamento umano, questo fenomeno fa per te.
Uno sguardo psicologico (senza esagerare)
- Non esistono studi accademici specifici sul tsundoku, ma il fenomeno è noto nella cultura popolare giapponese e raccontato in molti articoli divulgativi.
- Chi si riconosce nel tsundoku non si sente in colpa per l’accumulo: si emoziona per ogni nuovo arrivo, anche se la lettura può aspettare.
- Ogni libro comprato “per dopo” è una dichiarazione d’amore per le storie e le idee, anche se non verranno lette subito (o mai).
In fondo, la vera differenza la fa il modo in cui guardiamo ai libri: oggetti da possedere o promesse di mondi da esplorare? Il tsundoku suggerisce la seconda lettura, più poetica e meno legata alla performance.
Quattro curiosità sul tsundoku
- Il termine è vecchio di oltre un secolo e si è imposto nei media solo negli ultimi anni.
- Non rappresenta un disturbo: anzi, è spesso citato come espressione di cultura e desiderio di crescere.
- Nelle case giapponesi, non è raro trovare pile di libri ordinate con cura, come piccoli altari personali.
- Non c’è fretta: chi pratica tsundoku sa che, magari, quel libro verrà letto solo tra anni. E va benissimo così.
Conclusione: e tu, che rapporto hai con i tuoi libri?
Il tsundoku ci ricorda che l’amore per la lettura non sta nel numero di pagine sfogliate, ma in quello spirito di attesa e scoperta che accompagna ogni nuovo libro. È una filosofia della promessa: a volte, basta guardare una pila di volumi per sentire di avere ancora un’infinità di possibilità da vivere (forse domani, forse mai, ma non importa davvero). Se ti appassionano le storie di mondi e narrazioni lontane, il fascino del tsundoku potrebbe incontrare la tua curiosità.
La prossima volta che passi davanti a un libro non letto, fermati un secondo: non rappresenta una mancanza, ma una porta ancora chiusa su un mondo che un giorno potresti voler esplorare. E questo, forse, è uno dei segreti più belli del tsundoku.
A me sembra che la pila dei libri sia come un vecchio muretto che resiste al tempo, piena di promesse mai svanite. Ogni libro non letto mi fa battere il cuore come quando da giovane sognavo mondi lontani.
Ma lo sapete che nei libri non letti c’è un segreto, come la reazione pozzolanica nel cemento? Dentro c’è una forza che aspetta solo di venire fuori! La gente deve capire quanto valgono queste possibilità nascoste nelle nostre case. Bisognerebbe parlarne di più, far vedere a tutti che non sono solo fogli buttati. Dai, apriamo gli occhi: ogni libro può cambiare una vita, anche se resta chiuso per anni!
Cavolo, pure io ho i libri impilati ovunque e casa mia pare un cantiere, ma tanto ognuno è lì a sperare di essere il prossimo aperto!
Bellissimo articolo, mi fa venire voglia di guardare i miei vecchi libri con occhi nuovi. Mi chiedo se anche certe pietre vulcaniche conservano promesse nascoste come i libri chiusi.
Eh, una volta si comprava un libro e lo si leggeva tutto, adesso invece tutti fanno come dicono i giapponesi. Ma era meglio prima, sembrava che si dava più valore alle cose. Adesso si accumula solo, ma chissà se è davvero meglio così.
Davvero notevole, non sapevo esistesse una parola per questa roba! Mi fa sentire normale avere tutti quei libri mai letti in camera. Forse pure io sono un po’ tsundoku senza saperlo.