Tsundoku e antibiblioteca: la lezione di Umberto Eco sui libri non letti

Silvana Ascione
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Silvana Ascione
Silvana Ascione, attenta osservatrice del quotidiano e narratrice dal sorriso pronto, ha la capacità rara di trasformare piccoli dettagli in grandi scoperte. Su Quel che non...
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Hai mai guardato quella pila di libri accatastati sul comodino e pensato: “Prima o poi ti leggerò, lo prometto”? Non sei solo: questa abitudine ha persino un nome affascinante, importato dal Giappone. E se ti dicessi che, paradossalmente, non leggere quei libri potrebbe renderci più saggi?

Non si tratta solo di accumulo distratto o pigrizia. C’è chi – come Umberto Eco – ha trasformato la propria collezione di libri non letti in una vera e propria filosofia di vita. Ma cosa si cela dietro a questa montagna di pagine “in attesa”? Scopri il fenomeno culturale giapponese chiamato tsundoku e approfondisci come il collezionare libri sia molto più di un semplice vezzo.

Il significato nascosto di “Tsundoku”

In lingua giapponese esiste un termine specifico per descrivere l’accumulo di libri non letti: tsundoku. Non è solo collezionismo, ma un fenomeno che accomuna lettori di ogni genere. Quante volte hai comprato un libro, preso dalla curiosità, per poi dimenticarlo in una pila crescente?

  • Non ha una traduzione letterale in italiano, ma indica proprio quella pila di volumi che aspetta, paziente, il suo turno.
  • Non è sinonimo di fallimento o spreco, come spesso siamo portati a pensare.
  • Pensaci: ogni libro non letto è un invito alla scoperta. Un piccolo universo di possibilità ancora da esplorare.

Quando una “antilibreria” può renderci migliori

È qui che entra in gioco un concetto ancora più intrigante: la antibiblioteca. Questo termine è stato reso celebre dal saggista Nassim Nicholas Taleb, che riflette sulla funzione delle pile di libri non letti come simbolo dell’umiltà intellettuale.

  • Ogni libro ancora da leggere ci ricorda quanto sappiamo poco rispetto a ciò che il mondo può offrirci.
  • La nostra “antibiblioteca” non è una collezione di promesse mancate, ma una scorta di sapere potenziale.
  • Guardare questi volumi chiusi dovrebbe farci sentire curiosi, non in colpa: il loro ruolo è spingerci a crescere continuamente.

Immagina la scena: entri nella tua stanza, scaffali ovunque, libri in ogni angolo. Uno scenario familiare? La prossima volta che ti capita, sorridi: sei in ottima compagnia.

Umberto Eco: l’esempio di una biblioteca infinita

Pochi sapevano incarnare quest’idea come Umberto Eco. Lo scrittore e semiologo italiano possedeva circa 30.000 libri. Per lui, la sua raccolta rappresentava uno strumento di lavoro ma anche – sopratutto – un ricordo costante dei limiti della conoscenza.

  • Eco non si vantava tanto dei volumi letti, ma di quelli ancora da leggere.
  • Credeva che ogni libro non ancora aperto fosse una porta sulla nostra ignoranza, una palestra per la mente.
  • Questa prospettiva rende la biblioteca (o la nostra pila di libri in salotto) un luogo di curiosità inesauribile, non di fallimento.

La chiave di tutto? Non avrai mai abbastanza tempo per leggere tutto. E va benissimo così. L’importante è custodire la voglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo.

Il valore dei libri non letti: un invito alla curiosità

Allora, la prossima volta che ti sentirai sopraffatto dalla tua “antibiblioteca”, prova a vederla con occhi diversi. Non è una lista d’attesa che ti giudica, ma una finestra su mondi da esplorare.

  • Ogni volume è un promemoria della tua fame di conoscenza, non della tua pigrizia.
  • Proprio come accadeva a Umberto Eco, lascia che la tua collezione stimoli domande e nuove avventure intellettuali.

In fondo, le pile di libri non sono altro che un gesto d’amore verso il sapere. E, forse, la curiosità è la vera protagonista di ogni lettura.

Silvana Ascione, attenta osservatrice del quotidiano e narratrice dal sorriso pronto, ha la capacità rara di trasformare piccoli dettagli in grandi scoperte. Su Quel che non sapevi si dedica con passione e ironia a temi come tradizioni popolari, curiosità linguistiche e strane abitudini dal mondo, convinta che ciò che consideriamo ordinario possa rivelarsi straordinario, se solo guardato da un'altra prospettiva.
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