Hai mai guardato quella pila di libri accatastati sul comodino e pensato: “Prima o poi ti leggerò, lo prometto”? Non sei solo: questa abitudine ha persino un nome affascinante, importato dal Giappone. E se ti dicessi che, paradossalmente, non leggere quei libri potrebbe renderci più saggi?
Non si tratta solo di accumulo distratto o pigrizia. C’è chi – come Umberto Eco – ha trasformato la propria collezione di libri non letti in una vera e propria filosofia di vita. Ma cosa si cela dietro a questa montagna di pagine “in attesa”? Scopri il fenomeno culturale giapponese chiamato tsundoku e approfondisci come il collezionare libri sia molto più di un semplice vezzo.
Il significato nascosto di “Tsundoku”
In lingua giapponese esiste un termine specifico per descrivere l’accumulo di libri non letti: tsundoku. Non è solo collezionismo, ma un fenomeno che accomuna lettori di ogni genere. Quante volte hai comprato un libro, preso dalla curiosità, per poi dimenticarlo in una pila crescente?
- Non ha una traduzione letterale in italiano, ma indica proprio quella pila di volumi che aspetta, paziente, il suo turno.
- Non è sinonimo di fallimento o spreco, come spesso siamo portati a pensare.
- Pensaci: ogni libro non letto è un invito alla scoperta. Un piccolo universo di possibilità ancora da esplorare.
Quando una “antilibreria” può renderci migliori
È qui che entra in gioco un concetto ancora più intrigante: la antibiblioteca. Questo termine è stato reso celebre dal saggista Nassim Nicholas Taleb, che riflette sulla funzione delle pile di libri non letti come simbolo dell’umiltà intellettuale.
- Ogni libro ancora da leggere ci ricorda quanto sappiamo poco rispetto a ciò che il mondo può offrirci.
- La nostra “antibiblioteca” non è una collezione di promesse mancate, ma una scorta di sapere potenziale.
- Guardare questi volumi chiusi dovrebbe farci sentire curiosi, non in colpa: il loro ruolo è spingerci a crescere continuamente.
Immagina la scena: entri nella tua stanza, scaffali ovunque, libri in ogni angolo. Uno scenario familiare? La prossima volta che ti capita, sorridi: sei in ottima compagnia.
Umberto Eco: l’esempio di una biblioteca infinita
Pochi sapevano incarnare quest’idea come Umberto Eco. Lo scrittore e semiologo italiano possedeva circa 30.000 libri. Per lui, la sua raccolta rappresentava uno strumento di lavoro ma anche – sopratutto – un ricordo costante dei limiti della conoscenza.
- Eco non si vantava tanto dei volumi letti, ma di quelli ancora da leggere.
- Credeva che ogni libro non ancora aperto fosse una porta sulla nostra ignoranza, una palestra per la mente.
- Questa prospettiva rende la biblioteca (o la nostra pila di libri in salotto) un luogo di curiosità inesauribile, non di fallimento.
La chiave di tutto? Non avrai mai abbastanza tempo per leggere tutto. E va benissimo così. L’importante è custodire la voglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo.
Il valore dei libri non letti: un invito alla curiosità
Allora, la prossima volta che ti sentirai sopraffatto dalla tua “antibiblioteca”, prova a vederla con occhi diversi. Non è una lista d’attesa che ti giudica, ma una finestra su mondi da esplorare.
- Ogni volume è un promemoria della tua fame di conoscenza, non della tua pigrizia.
- Proprio come accadeva a Umberto Eco, lascia che la tua collezione stimoli domande e nuove avventure intellettuali.
In fondo, le pile di libri non sono altro che un gesto d’amore verso il sapere. E, forse, la curiosità è la vera protagonista di ogni lettura.
Boh, io i libri li leggo solo se proprio devo. Sta cosa del tsundoku suona strana, ma vabbè, se piace così a qualcuno. Non ho mai pensato di comprare libri solo per tenerli lì a guardarmi. Eco era un genio, ma io resto coi miei fumetti. Comunque l’articolo si lascia leggere, interessante a modo suo.
Che bello questo pensiero sulla curiosità, mi fa venire voglia di progettare spazi dove i libri siano vivi e sempre a disposizione! Sarebbe interessante vedere se questa filosofia si può usare anche per conservare e valorizzare i monumenti moderni.
Secondo me pure i libri non letti aiutano la testa a crescere, come il secondo strato nella canapa cementizia che fa tutto più solido. La curiosità è tipo il legante segreto, no?
“Come dici nel paragrafo sulla resistenza chimica”, io a dire il vero di questi discorsi ne capisco poco. Però l’articolo è scritto bene, scorre che è un piacere. Sui libri impilati io metto solo riviste di cucina, ognuno ha le sue fissazioni. Mi sembra un po’ un lusso avere pile di libri e non leggerli. Però se a qualcuno piace, contento lui.
Mah, tutta questa storia dei libri non letti mi pare un po’ esagerata. Non tutti i libri reggono al tempo come vogliono far credere, molti finiscono dimenticati e basta. Anche col basalto si diceva resistenza ma non tutto è restato intatto, no? Meglio leggerli pian piano e non fare troppa poesia su quello che non si conosce.
Tutti parlano di librerie enormi, ma nessuno dice quanto costa mantenerle o trovare spazio in casa oggi. I ponti romani stanno ancora in piedi, fatti senza troppe filosofie. Qui tanti libri, soldi spesi, e alla fine quanta sapienza reale resta?