Le Streghe dello Sciliar: Leggende e Temporali sulle Dolomiti Altoatesine

Rita Guida
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Rita Guida
Rita è una cercatrice di tracce nascoste e dettagli sfuggiti ai più, scrive di storia, curiosità culturali e stranezze del mondo contemporaneo con un mix irresistibile...
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Hai mai sentito il rombo dei tuoni in una notte d’estate e pensato che fosse solo un fenomeno atmosferico? Nel cuore delle Dolomiti altoatesine, una leggenda secolare racconta una storia ben più inquietante: quei temporali improvvisi che si abbattono sulla regione sarebbero opera delle misteriose streghe dello Sciliar.

Quando le nubi scure si addensano sulle vette frastagliate del massiccio dolomitico dello Sciliar (Schlern in tedesco), gli abitanti dell’Alto Adige non guardano solo alle previsioni meteorologiche. La memoria collettiva conserva ancora il ricordo di un tempo in cui si credeva che quelle tempeste fossero scatenate da raduni di streghe sulla cima della montagna.

Questa non è una semplice fiaba per bambini, ma una credenza così radicata nella cultura locale da aver lasciato tracce tangibili nel paesaggio, nelle tradizioni e persino nei documenti storici. Scopriamo insieme questa affascinante leggenda che unisce mistero, tragedia e un profondo legame con il territorio.

Le Schlernhexen: chi erano le streghe dello Sciliar?

Secondo l’antica credenza, le “Schlernhexen” (streghe dello Sciliar) erano donne dotate di poteri soprannaturali che si riunivano sulla cima più alta del massiccio, chiamata Petz. Questi incontri notturni non erano semplici raduni, ma veri e propri rituali durante i quali le streghe evocavano forze oscure in grado di scatenare violenti temporali.

Si raccontava che queste donne, esperte conoscitrici di erbe medicali e velenose, volavano su scope nella notte fino alla cima della montagna. Qui, danzando attorno a fuochi accesi, entravano in contatto con forze demoniache e acquisivano il potere di controllare gli elementi naturali.

La leggenda narra che i violenti temporali da loro scatenati non erano capricci casuali, ma avevano uno scopo ben preciso: distruggere i raccolti nelle valli sottostanti, portando carestia e sofferenza tra la popolazione locale. Una credenza che riflette perfettamente l’impotenza che le società pre-moderne sentivano di fronte alle calamità naturali.

Luoghi magici: i testimoni silenziosi della leggenda

Una delle caratteristiche più affascinanti di questa leggenda è come abbia letteralmente plasmato il paesaggio, o meglio, come certi elementi naturali siano stati interpretati alla luce di questa credenza popolare.

  • Le Panche delle Streghe sul Bullaccia, formazioni rocciose naturali che ricordano sedili, dove si dice che la strega più anziana e potente amasse sedersi per osservare il panorama e dirigere i rituali.
  • Il Sasso delle Streghe presso uno dei due laghetti di Fié, considerato la sede del tribunale delle streghe, dove venivano prese le decisioni su chi colpire con le tempeste.

Questi luoghi, oggi mete turistiche, portano con sé secoli di superstizioni e paure. Camminando sui sentieri dell’Alpe di Siusi e guardando queste formazioni rocciose, non è difficile immaginare come, nelle notti di tempesta, la fantasia popolare potesse vedere in esse il teatro di rituali soprannaturali.

La tragica realtà dietro la leggenda

Ciò che rende questa leggenda particolarmente toccante è che non si tratta solo di folklore innocuo. Dietro queste storie si nasconde un capitolo oscuro e doloroso della storia locale: la caccia alle streghe.

Nel corso dei secoli, la paura delle streghe dello Sciliar portò a vere e proprie persecuzioni. I documenti storici conservati presso il Museo Nazionale di Innsbruck testimoniano che nove donne furono effettivamente condannate a morte con l’accusa di stregoneria nella regione.

Gli atti dei processi rivelano accuse che rispecchiano esattamente gli elementi della leggenda: queste donne venivano accusate di volare su scope durante la notte, danzare sulla cima dello Sciliar, avere contatti col demonio e possedere la capacità di provocare tempeste distruttive.

Queste accuse, oggi riconoscibili come frutto di superstizione e ignoranza, portarono alla morte di persone innocenti, probabilmente donne che semplicemente conoscevano le proprietà delle erbe o non si conformavano alle rigide norme sociali dell’epoca.

Storie e leggende che si intrecciano

Come ogni buona leggenda popolare, anche quella delle streghe dello Sciliar si è arricchita nel tempo di numerose varianti e racconti collaterali. Uno dei più famosi è quello di Hansel, un contadino che viveva ai piedi del massiccio.

Secondo questa storia, Hansel, esasperato dai continui temporali che distruggevano i suoi raccolti, decise di affrontare le streghe. Caricò il suo fucile con munizioni benedette e, durante una notte di tempesta, riuscì a colpire una delle streghe in volo, facendola precipitare. La leggenda non specifica cosa accadde dopo, lasciando quel finale aperto che tanto caratterizza il folklore popolare.

Queste varianti della leggenda principale mostrano come le storie popolari evolvano e si adattino, riflettendo paure, speranze e valori delle comunità che le tramandano.

Dalle persecuzioni al patrimonio culturale

Oggi, ciò che un tempo era fonte di terrore e persecuzione è diventato parte integrante del patrimonio culturale dell’Alto Adige. La figura della strega dello Sciliar, un tempo temuta, è ora celebrata come simbolo identitario della regione.

Durante il periodo del Carnevale, in molti paesi dell’Alto Adige si possono vedere maschere che rappresentano le Schlernhexen, e numerosi souvenir turistici raffigurano queste figure leggendarie. I sentieri escursionistici che portano ai luoghi legati alla leggenda sono oggi percorsi da turisti curiosi anziché da abitanti terrorizzati.

Questo processo di risignificazione culturale dimostra come le società possano elaborare i propri capitoli più oscuri, trasformandoli in elementi di identità collettiva e attrazione culturale, senza però dimenticare le sofferenze reali che queste credenze hanno causato in passato.

Un patrimonio da preservare

La leggenda delle streghe dello Sciliar ci ricorda quanto sia importante preservare il patrimonio di storie, credenze e tradizioni locali. In un mondo sempre più globalizzato e standardizzato, queste narrazioni mantengono vivo il legame con il territorio e con la storia delle comunità.

Se ti capita di visitare l’Alto Adige e di ammirare il profilo maestoso dello Sciliar, ricorda che quelle vette non sono solo un meraviglioso spettacolo naturale, ma anche il teatro di antiche leggende che hanno plasmato la cultura locale per secoli.

E la prossima volta che un temporale improvviso ti sorprenderà durante un’escursione sulle Dolomiti, chissà… forse non sarà solo un fenomeno meteorologico, ma il ricordo di un’antica leggenda che continua a vivere tra quelle montagne incantate.

Rita è una cercatrice di tracce nascoste e dettagli sfuggiti ai più, scrive di storia, curiosità culturali e stranezze del mondo contemporaneo con un mix irresistibile di ironia e rigore. Su Quel che non sapevi propone articoli che sorprendono e incuriosiscono, decisa a sfatare luoghi comuni e stimolare la voglia di approfondire, perché alla fine, dice lei, ciò che impariamo per caso è spesso quello che ci resta più impresso.
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