Lo sapevi che la prima ferrovia d’Italia non venne costruita al Nord, come molti potrebbero pensare, ma nel Sud? Un fatto sorprendente che sfida la narrazione comune sulla storia industriale del nostro paese. Il 3 ottobre 1839, mentre gran parte dell’Europa si affacciava timidamente all’era del vapore, a Napoli veniva inaugurata la prima linea ferroviaria della penisola italiana.
Questa storica ferrovia, che collegava Napoli a Portici per un tragitto di appena 7,25 chilometri, rappresentò una vera rivoluzione tecnologica per l’epoca. Commissionata da re Ferdinando II delle Due Sicilie, la linea non era solo un’infrastruttura moderna, ma un simbolo di progresso che anticipò di ben 9 anni l’arrivo delle ferrovie nel Regno di Sardegna (l’attuale Piemonte), considerato da molti la culla dell’industrializzazione italiana.
Questa curiosità storica ci invita a riscoprire alcune eccellenze del Sud preunitario che oggi sono raramente celebrate nei libri di storia. Ti porto alla scoperta di un capitolo affascinante del nostro passato che merita di essere conosciuto.
Il viaggio inaugurale: quando tutto ebbe inizio
Il giorno dell’inaugurazione, una locomotiva battezzata significativamente “Vesuvio” percorse i binari della nuova tratta con a bordo la famiglia reale borbonica. Fu un evento sensazionale che attirò migliaia di curiosi lungo tutto il percorso. La folla si accalcava per assistere al passaggio di quella macchina fumante che sembrava uscita da un racconto fantastico.
La velocità raggiunta? Circa 50 km/h, un’autentica rivoluzione per l’epoca in cui il trasporto più veloce era rappresentato dalle diligenze trainate da cavalli. Il tempo di percorrenza tra le due città si ridusse drasticamente, permettendo di completare il tragitto in meno di 10 minuti.
La locomotiva “Vesuvio” non era un prodotto italiano, bensì inglese. Fu costruita nelle officine Stephenson di Newcastle, su modello della celebre “Rocket”, e importata nel Regno delle Due Sicilie. L’ingegnere francese Armand Bayard de la Vingtrie ottenne la concessione per la costruzione della linea e si occupò di tutti gli aspetti tecnici del progetto.
Le eccellenze dimenticate del Sud preunitario
La ferrovia Napoli-Portici non fu un caso isolato di innovazione nel Regno delle Due Sicilie. Il Sud preunitario vantava diverse eccellenze industriali e tecnologiche che oggi sono poco ricordate:
- Le Officine di Pietrarsa: fondate nel 1840 nei pressi di Napoli, queste officine rappresentavano uno dei più importanti complessi industriali dell’epoca. Nel 1845 vi fu realizzata la prima locomotiva a vapore interamente italiana, battezzata “Pietrarsa”.
- Il Ponte Real Ferdinando: inaugurato nel 1832 sul fiume Garigliano, fu il primo ponte sospeso in ferro dell’Italia continentale, progettato dall’ingegnere Luigi Giura.
- L’illuminazione a gas: Napoli fu tra le prime città italiane ad adottare l’illuminazione pubblica a gas per le sue strade già nel 1839.
Queste realizzazioni testimoniano come il Regno delle Due Sicilie fosse tutt’altro che arretrato dal punto di vista tecnologico e industriale. Anzi, in alcuni settori strategici, il Sud era all’avanguardia rispetto al resto della penisola italiana.
Il confronto con il Nord: una cronologia sorprendente
Mentre a Napoli i cittadini potevano già viaggiare in treno, il Piemonte dovette attendere fino al 1848 per inaugurare la sua prima ferrovia: la linea Torino-Moncalieri. Nove anni di ritardo che rovesciano la comune percezione di un Nord sempre all’avanguardia e di un Sud perennemente arretrato.
Ecco una cronologia essenziale delle prime ferrovie italiane:
Anno | Ferrovia | Stato preunitario |
---|---|---|
1839 | Napoli-Portici | Regno delle Due Sicilie |
1840 | Milano-Monza | Regno Lombardo-Veneto |
1844 | Pisa-Livorno | Granducato di Toscana |
1848 | Torino-Moncalieri | Regno di Sardegna |
Questa cronologia evidenzia come l’innovazione ferroviaria in Italia abbia seguito percorsi diversi da quelli raccontati dalla narrativa post-unitaria, che ha spesso enfatizzato il ruolo del Nord nello sviluppo tecnologico e industriale del paese.
Perché questa storia è stata dimenticata?
Dopo l’Unità d’Italia, la storia del Regno delle Due Sicilie venne in parte riscritta. Le eccellenze del Sud furono gradualmente dimenticate, mentre si consolidava la narrativa di un Mezzogiorno arretrato da “civilizzare”. La storiografia ufficiale ha spesso trascurato questi primati, contribuendo a creare l’immagine di un divario Nord-Sud che sarebbe sempre esistito.
In realtà, il ritardo nello sviluppo ferroviario del Sud rispetto al Nord si consolidò solo dopo l’Unificazione. Se nel 1860 il Regno delle Due Sicilie contava circa 128 km di ferrovie, nel giro di pochi decenni il divario infrastrutturale con il Nord divenne enorme, con una rete ferroviaria settentrionale molto più estesa e capillare.
Le ragioni di questo cambiamento sono complesse e dibattute tra gli storici: dalle scelte politiche post-unitarie alla diversa morfologia del territorio, dalle differenti priorità di investimento alla redistribuzione delle risorse industriali.
Un patrimonio da riscoprire
Oggi è possibile visitare alcuni luoghi che testimoniano questa storia dimenticata. Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, situato proprio nei locali delle antiche officine borboniche, conserva locomotive e vagoni d’epoca, inclusa una riproduzione della leggendaria “Vesuvio”.
Riscoprire questi primati non è un esercizio di nostalgia, ma un modo per comprendere meglio la complessità della storia italiana e superare stereotipi duri a morire. La ferrovia Napoli-Portici ci ricorda come la storia del progresso tecnologico italiano abbia avuto protagonisti in tutta la penisola, dal Nord al Sud.
La prossima volta che salirai su un treno, ricorda che stai utilizzando un mezzo di trasporto che in Italia mosse i suoi primi passi proprio al Sud, lungo le coste del golfo di Napoli, all’ombra del Vesuvio, molto prima che il fischio della locomotiva risuonasse nelle pianure piemontesi.
Ma chi l’avrebbe mai detto che il Sud era così avanti? Queste storie ti fanno capire che non bisogna mai fidarsi solo dei libri di scuola. I materiali, i treni, tutto sembrava proprio fatto per quel posto lì, come se il genio del luogo si sentisse ancora oggi.
Quando parli dell’interazione con l’acqua marina viene da pensare a quanto fossero avanti coi materiali pure nel Sud, non solo al Nord. La storia della ferrovia a Napoli dimostra che a volte la tecnologia nasce dove meno te l’aspetti.
Che figata pensare che pure al Sud si facevano ste cose avanti coi tempi! La parte sulla costruzione della ferrovia tra Napoli e Portici mi ha gasato un sacco, altro che solite storie del Nord.
Ma davvero pensate che costruire oggi con la qualità di una volta sarebbe più caro? Io invece ho i miei dubbi, con tutta la tecnologia che abbiamo e i materiali moderni. Il cemento romano, il ferro borbonico… sarà stato pure buono, ma la gente di oggi si accontenta facile. E poi, chi lo sa se quei lavori durerebbero oggi come allora?
Sai, una volta costruivano cose che duravano davvero, mica come adesso che dopo pochi anni tutto si rompe. Se penso alla ferrovia Napoli-Portici, sembra che il Sud era avanti e oggi invece solo polvere e ricordi. Anche dal punto di vista dell’ambiente, materiali migliori vuol dire meno sprechi e meno emissioni! Ma perché abbiamo perso questa sapienza?!
Mah, queste cose delle ferrovie non le capisco molto, mi sembrano roba da studiosi. Però il pezzo si legge bene, si vede che è scritto con passione. Anche nell’arte antica ci si fissava sui materiali e sulle innovazioni, tipo i marmi pregiati che piacevano ai romani. Tutta ‘sta faccenda del Sud avanti mi sorprende un po’, non ci penso mai. Comunque, viva chi scrive bene della nostra storia.
Quando parli del Vesuvio e l’acqua del golfo mi sembra di sentire anche io il profumo di storia e di mare, bellissimo davvero!