Il Manoscritto Voynich: L’Enigma Medievale Che Sfida Gli Esperti da 600 Anni

Silvana Ascione
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Silvana Ascione
Silvana Ascione, attenta osservatrice del quotidiano e narratrice dal sorriso pronto, ha la capacità rara di trasformare piccoli dettagli in grandi scoperte. Su Quel che non...
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Hai mai sentito parlare di un libro che, nonostante secoli di studi e tecnologie avanzate, nessuno è ancora riuscito a leggere? Il Manoscritto Voynich è esattamente questo: un enigma medievale che sfida ancora oggi i migliori esperti di crittografia e linguistica del mondo.

Risalente al XV secolo, questo misterioso documento contiene centinaia di pagine riempite di testi in una lingua sconosciuta e illustrazioni di piante che sembrano provenire da un altro pianeta. Eppure, dopo più di 600 anni, continua a custodire gelosamente i suoi segreti.

Cosa rende questo manoscritto così affascinante? E perché, nell’era dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi avanzati, non siamo ancora riusciti a decifrarlo? Scopriamo insieme uno dei più grandi misteri della storia.

Un erbario impossibile: le piante che non esistono

La prima e più estesa sezione del manoscritto, nota come “Botanica”, presenta illustrazioni di vegetali che sfidano ogni classificazione scientifica. Non sono semplici piante stilizzate o mal disegnate, ma creature vegetali dotate di caratteristiche impossibili:

  • Foglie dalle forme insolite, alcune appuntite, altre rotonde e flaccide
  • Radici contorte simili ad alghe o gonfie come spugne e coralli
  • Alcune illustrazioni mostrano piante con piccole teste umane
  • Steli doppi o tripli che formano anse e arcate irrealistiche
  • Fiori bizzarri: a campana, tondi, spinosi o dall’aspetto carnoso

Nessun botanico è mai riuscito a identificare queste piante con specie esistenti. Rappresentano forse un codice? Sono il frutto dell’immaginazione dell’autore o interpretazioni fantastiche di piante reali? Questa sezione rappresenta uno dei tanti enigmi irrisolti del manoscritto.

Figure misteriose e simboli astronomici

Se la sezione botanica appare strana, le altre parti del manoscritto sono ancora più sconcertanti. Nella sezione chiamata “Biologica” troviamo:

  • Figure femminili immerse in vasche piene di liquido verde
  • Molte delle figure sono visibilmente in stato di gravidanza
  • Complessi sistemi di tubi interconnessi tra le vasche
  • Gruppi di donne nude che fanno il bagno in piscine circolari

Non mancano elementi astronomici e astrologici. La sezione “Astrologica” contiene diagrammi circolari che ricordano rappresentazioni zodiacali, con soli e lune che hanno volti umani. Queste illustrazioni potrebbero rappresentare pratiche mediche, rituali, conoscenze astronomiche o qualcosa di completamente diverso che non siamo ancora in grado di comprendere.

Un linguaggio che sfida la decodifica

La vera sfida del Manoscritto Voynich è il suo testo. Scritto da destra a sinistra con un alfabeto di circa 20-30 caratteri base, questo sistema di scrittura non corrisponde a nessuna lingua conosciuta.

I migliori crittografi della storia ci hanno provato, compreso Alan Turing e i suoi colleghi di Bletchley Park che decifrarono il codice Enigma durante la Seconda Guerra Mondiale. Persino i moderni sistemi computerizzati hanno fallito nell’individuare un pattern significativo.

Nel 2014, il professor Stephen Bax dell’Università del Bedfordshire ha proposto l’identificazione di circa dieci parole, principalmente nomi propri di piante e della costellazione del Toro, riuscendo a decifrare appena quattordici simboli. La sua ipotesi:

  • Il documento potrebbe non essere cifrato ma scritto in una lingua o dialetto estinto
  • Utilizzando un alfabeto ora scomparso
  • Potrebbe provenire dall’area del Caucaso, Asia centrale o Medio Oriente cristiano

L’analisi statistica dei testi rivela altre stranezze: le parole sembrano seguire schemi linguistici naturali, ma con ripetizioni e strutture che non corrispondono a nessuna lingua nota – un vero rompicapo per i linguisti.

Chi l’ha creato e perché?

Il manoscritto prende il nome da Wilfrid Voynich, un libraio antiquario polacco che lo acquistò nel 1912. Ma la sua storia inizia molto prima.

L’analisi al radiocarbonio ha datato la pergamena tra il 1404 e il 1438. Sappiamo che ha fatto parte della collezione dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo (1552-1612), poi di vari collezionisti, fino ad arrivare all’Università di Yale, dove è conservato oggi.

Ma chi l’ha scritto? E perché? Le teorie sono numerose:

Teoria Spiegazione
Opera di un alchimista Un trattato di alchimia codificato per proteggere segreti esoterici
Erbario medicinale Un manuale di erbe medicinali di una cultura scomparsa
Falso storico Un elaborato falso creato per essere venduto a collezionisti facoltosi
Linguaggio glossolalico Un testo prodotto durante stati di trance o visioni mistiche
Opera di un genio incompreso Il lavoro di un inventore o scienziato che documentava le proprie scoperte

La mancanza di un contesto storico chiaro rende ogni teoria plausibile quanto indimostrabile. Forse è proprio questo il motivo per cui il manoscritto continua ad affascinare: è un mistero puro, incontaminato, che resiste alle nostre più sofisticate tecniche di analisi.

Un enigma per l’era digitale

Nell’era dei computer quantistici e dell’intelligenza artificiale, il fatto che un manoscritto di 600 anni fa continui a resistere a ogni tentativo di decodifica è straordinario. Rappresenta un umile promemoria dei limiti della nostra conoscenza.

Alcuni ricercatori hanno utilizzato algoritmi di machine learning per analizzare il testo, altri hanno impiegato tecniche di imaging avanzate per rivelare dettagli nascosti nelle illustrazioni. Nonostante questi sforzi, il Manoscritto Voynich rimane indecifrato.

Forse il suo vero valore non sta nelle informazioni che potrebbe contenere, ma nel mistero stesso che rappresenta. In un mondo dove crediamo di poter conoscere tutto con un click, il Manoscritto Voynich ci ricorda che esistono ancora autentici enigmi irrisolti.

E tu, cosa pensi che contenga questo misterioso libro? Un codice segreto? Conoscenze perdute? O forse è semplicemente l’opera di un abile burlone medievale che, dal suo lontano passato, continua a prendersi gioco della nostra presunzione di onniscienza?

Silvana Ascione, attenta osservatrice del quotidiano e narratrice dal sorriso pronto, ha la capacità rara di trasformare piccoli dettagli in grandi scoperte. Su Quel che non sapevi si dedica con passione e ironia a temi come tradizioni popolari, curiosità linguistiche e strane abitudini dal mondo, convinta che ciò che consideriamo ordinario possa rivelarsi straordinario, se solo guardato da un'altra prospettiva.
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