I funghi neri di Chernobyl: come prosperano grazie alle radiazioni

Silvana Ascione
Di
Silvana Ascione
Silvana Ascione, attenta osservatrice del quotidiano e narratrice dal sorriso pronto, ha la capacità rara di trasformare piccoli dettagli in grandi scoperte. Su Quel che non...
leggi in 4 minuti


Hai mai sentito parlare dei funghi radiotrofi di Chernobyl? Sembra quasi incredibile: dove la radioattività uccide tutto, esiste un organismo che, invece, prospera nutrendosi proprio di ciò che ci appare letale. Fenomeni simili di adattamenti eccezionali si ritrovano anche nel regno vegetale, dove le piante straordinarie mostrano capacità sorprendenti.

A Chernobyl, nell’area contaminata, questi funghi neri non solo sopravvivono, ma crescono forti sfruttando una fonte di energia che per noi è veleno: le radiazioni. Ma come fanno? E perché questa scoperta sta rivoluzionando la scienza?



Cladosporium sphaerospermum: il fungo nero di Chernobyl

Tra i funghi radiotrofi, la specie più nota è sicuramente Cladosporium sphaerospermum. Cresce spontaneamente tra le rovine radioattive, ricoprendo le pareti del reattore numero 4 con strati neri che sembrano quasi un’armatura naturale.

Questi funghi sono distinti dal loro colore scuro dovuto alla grande quantità di melanina. La melanina è il segreto della loro straordinaria resistenza e capacità di sfruttare l’energia delle radiazioni.

CaratteristicaCladosporium sphaerospermumFunghi comuni
Resistenza a radiazioniEstremaBassa
Pigmentazione (melanina)Molto altaBassa o assente
Nutrimento principaleRadiazioni (radiosintesi)Materia organica
Habitat idealeZone contaminateForeste, terreni umidi

Radiosintesi: battere la radioattività con la melanina

Il meccanismo di sopravvivenza di questi funghi si chiama radiosintesi. Un processo simile alla fotosintesi delle piante, ma al posto della luce solare, qui si utilizza l’energia delle radiazioni ionizzanti. Un esempio altrettanto sorprendente si ritrova nella grotta Movile, dove la vita prospera in assenza di luce grazie alla chemiosintesi.

La melanina assorbe i raggi gamma e converte questa energia in “cibo” chimico, supportando il metabolismo del fungo. Così, Cladosporium sphaerospermum può crescere dove quasi nessun altro essere vivente potrebbe anche solo sopravvivere.

  • La melanina offre una protezione naturale dai danni cellulari.
  • Il fungo incrementa la sua crescita con livelli di radiazione superiori.
  • Utilizza un meccanismo biochimico unico ancora oggetto di studio.

Perché studiare i funghi radiotrofi?

Questi organismi non sono solo una curiosità scientifica, ma potrebbero avere applicazioni fondamentali per il nostro futuro. Dalla bonifica delle aree contaminate dall’uomo alla protezione degli astronauti in missione su Marte, i funghi radiotrofi rappresentano una possibile risorsa biotecnologica rivoluzionaria.

Studi attuali suggeriscono che queste colonie potrebbero essere “coltivate” come biobarriere naturali, aprendo scenari inediti sia per la Terra che per lo spazio. In natura, esistono altri esempi di adattamenti estremi, come la rana dei boschi nordamericana, capace di sopravvivere congelata durante l’inverno.

In sintesi

  • I funghi radiotrofi si nutrono di radiazioni letali per altri esseri viventi.
  • La melanina è il loro “scudo” e motore energetico.
  • Queste specie potrebbero aiutare a bonificare ambienti radioattivi.
  • Cladosporium sphaerospermum cresce dove nessun altro può.
  • Lo studio di questi funghi potrebbe rivoluzionare la protezione da radiazioni in ambienti estremi.

Domande frequenti

Come funziona la radiosintesi nei funghi radiotrofi?

I funghi radiotrofi assorbono le radiazioni attraverso la melanina, trasformandole in energia chimica che utilizzano per crescere.

Quali sono le proprietà uniche di Cladosporium sphaerospermum?

Resiste a livelli estremi di radioattività e usa la melanina per convertire energia atomica in nutrimento.

Questi funghi sono utili agli umani?

Sì, potrebbero essere impiegati per la decontaminazione di zone radioattive o come schermo biotecnologico nello spazio.

Conclusione

Chi avrebbe mai detto che proprio dove la vita sembra impossibile, la natura ci sorprende con i suoi funghi radiotrofi? Forse la prossima grande rivoluzione verrà proprio dal “vero nero” di Chernobyl.

Silvana Ascione, attenta osservatrice del quotidiano e narratrice dal sorriso pronto, ha la capacità rara di trasformare piccoli dettagli in grandi scoperte. Su Quel che non sapevi si dedica con passione e ironia a temi come tradizioni popolari, curiosità linguistiche e strane abitudini dal mondo, convinta che ciò che consideriamo ordinario possa rivelarsi straordinario, se solo guardato da un'altra prospettiva.
4 commenti