Cappella Espiatoria di Monza: chi finanziò davvero il monumento?

Rita Guida
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Rita Guida
Rita è una cercatrice di tracce nascoste e dettagli sfuggiti ai più, scrive di storia, curiosità culturali e stranezze del mondo contemporaneo con un mix irresistibile...
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Lo sapevi che non sempre i monumenti più solenni sono pagati da chi ci aspettiamo? Immagina di trovarti di fronte a una delle cappelle commemorative più suggestive d’Italia. Ti sei mai chiesto chi abbia davvero finanziato la sua costruzione?

Parliamo della Cappella Espiatoria di Monza, inaugurata nel 1910 per ricordare il regicidio di Umberto I. Negli anni è circolata una storia affascinante: il monumento sarebbe nato non da un’ordinanza reale né da fondi pubblici, ma grazie al contributo degli italiani di ogni paese e persino dagli emigrati dall’altra parte del mondo. Un racconto suggestivo, che fa pensare a una nazione unita nel lutto e nella memoria. Ma cosa ci dicono davvero i documenti storici? Preparati, perché la verità potrebbe sorprenderti.



La leggenda della “colletta nazionale”

  • Un mito diffuso vuole che la costruzione della Cappella sia stata finanziata con una raccolta di offerte provenienti da tutta l’Italia e perfino dalle comunità di emigranti in America o in Australia.
  • Questa storia, tramandata di bocca in bocca, rafforza l’idea di un popolo che si stringe attorno alla propria storia e ai propri simboli nei momenti di dolore.
  • Ma quanto c’è di vero?

Sfogliando le cronache dell’epoca e le fonti ufficiali, ci si accorge subito che la realtà è piuttosto diversa. La Cappella Espiatoria non fu infatti il risultato di una sottoscrizione popolare, ma di un progetto fortemente voluto dalla regina Margherita e commissionato dal re Vittorio Emanuele III.

Monumento di Stato o gesto collettivo?

  • L’architetto Giuseppe Sacconi, già famoso per il Vittoriano di Roma, ricevette l’incarico direttamente dalla monarchia.
  • Nessun documento attesta una raccolta fondi nazionale, men che meno un coinvolgimento degli italiani emigrati.
  • La narrazione di un’opera “dal basso” forse nasce dal desiderio di vedere nell’arte pubblica uno specchio della coscienza popolare.

In effetti, nella storia italiana non sono mancati i monumenti nati davvero dall’iniziativa dei cittadini: si pensi ai tanti memoriali dei caduti, realizzati grazie a offerte spontanee. Questo però non accadde per la Cappella di Monza, che rimane invece simbolo di una commemorazione voluta e finanziata dalla casa reale.

Quando il mito supera la realtà

  • Perché ci affascina così tanto l’idea di una colletta che attraversa i confini?
  • Forse perché, in un Paese spesso diviso, ci piace pensare a momenti in cui la memoria ci rende tutti partecipi.
  • Nel caso della Cappella Espiatoria, la realtà storica è però molto diversa dalle leggende metropolitane.

A volte, le storie che raccontiamo sulla nostra memoria collettiva sono proprio il segno di quanto desideriamo sentirci “parte di qualcosa di più grande”. E anche se questa volta il mito non trova fondamenta nei fatti, la voglia di appartenenza che esprime ci dice molto su chi siamo come italiani. Per altre storie insolite e sorprendenti sull’Italia, puoi esplorare curiosità e misteri legati al nostro Paese.

In sintesi: la memoria, tra verità e narrazione

  • La Cappella Espiatoria di Monza fu voluta dalla monarchia dei Savoia e finanziata con fondi reali.
  • La leggenda di una sottoscrizione popolare, sebbene affascinante, non trova conferma nei documenti ufficiali.
  • Resta comunque interessante scoprire come i miti si intrecciano con la storia per raccontare chi siamo.

Ti stupisce questa scoperta? Hai mai pensato a quante storie, dietro ai monumenti che incontriamo ogni giorno, sono fatte di leggende oltre che di pietra? Se vuoi conoscere altri esempi di illusioni e curiosità legate alla memoria, ci sono molte narrazioni che ci plasmano più di quanto crediamo.

Restare curiosi è il modo migliore per capire il mondo che ci circonda… e, perché no, anche le tante narrazioni che rendono unica la nostra storia nazionale.

Rita è una cercatrice di tracce nascoste e dettagli sfuggiti ai più, scrive di storia, curiosità culturali e stranezze del mondo contemporaneo con un mix irresistibile di ironia e rigore. Su Quel che non sapevi propone articoli che sorprendono e incuriosiscono, decisa a sfatare luoghi comuni e stimolare la voglia di approfondire, perché alla fine, dice lei, ciò che impariamo per caso è spesso quello che ci resta più impresso.
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